Mathematical Words and Their Origins: A Journey into Etymology

Mathematics, often regarded as the universal language of science, is composed of words and symbols that carry deep historical and linguistic significance. In this exploration, we'll delve into the origins of mathematical terminology, uncovering the stories behind the numbers and equations. Join us as we decode the language of mathematics and gain a richer understanding of the words that shape this remarkable field.

Dalle civiltà più antiche all'età moderna, le parole matematiche si sono evolute e hanno preso in prestito dalla lingua di tutto il mondo.

Algebra → dall'arabo al-Jabr, aggiustamento (algebrista = conciaossa).


Aritmetica → dal greco arithmos, numero.


Elemento → probabilmente dalla elencazione delle lettere latine l, m, n, lette come el em en, ad indicare una lista di oggetti fondamentali.


Frazione → dal latino fractiones che traduce l'arabo kasr, rotto; le frazioni sono appunto numeri "rotti", "spezzati".


Insieme → dal latino in simul, tutto nello stesso tempo, in una sola volta, a sottolineare che non interessano tanto gli elementi che lo compongono, quanto il tutto.


Matematica → dal greco μαθηματική τεχνή, cioè arte dell'apprendimento.


Metodo → dal greco meta hodos, cammino che porta avanti, una strada che permette di procedere


Problema → dal greco πρόβλημα, composto da πρό, davanti, βάλλω, io getto, pongo; e in effetti molto spesso i problemi ci vengono 'gettati di fronte' senza chene comprendiamo la reale portata


Scaleno → dal greco, zoppicante; in relazione ad isoscele, in quanto i triangoli scaleni hanno un lato (quindi una gamba) più lungo dell'altro.


Teorema → θέα per i Greci era la visione, la contemplazione e quindi passò ad indicare uno spettacolo teatrale; di qui nacque il verbo θεωρέω, io guardo, osservo, contemplo.


Segnalo in aggiunta le seguenti risorse per scoprire con curiosità da dove derivano alcuni termini che si utilizzano comunemente:



Infine, propongo una riflessione su Matematica e linguaggio di Ennio De Giorgi:

Molte volte si dice: se facciamo una nota scientifica in italiano nessuno la legge, il che poi non è vero: se la nota è veramente buona, in realtà viene letta.

Personalmente ho sempre scritto in italiano, sono incapace di scrivere di getto in inglese, ho visto però che le note che avevano un qualche valore erano conosciute in un tempo abbastanza breve.

Penso che bisognerebbe, cominciando dalle note prima ancora che dai libri, far capire che è importante che ci sia un gran numero di note su argomenti moderni, scritte in buon italiano se non vogliamo che l’italiano si atrofizzi come lingua scientifica. Questo è un grosso problema, quello della conservazione all’italiano della capacità di essere una lingua scientifica e anche una lingua scientifica naturalmente flessibile, capace sia di creare nuovi vocaboli sia di assumere vocaboli stranieri e integrarli nel suo contesto, comunque capace di avere costrutti sintattici, grammaticali che siano nello stesso tempo linguisticamente eleganti anche se non con l’eleganza di un secolo fa o di due secoli fa, che siano molto chiari, molto leggibili, anche molto traducibili in lingue straniere, anche perché si corre il rischio che tutta la produzione scientifica sia scritta solo in inglese da persone che conoscono piuttosto male l’inglese, ha l’effetto di un impoverimento della letteratura scientifica anche come forma di letteratura linguisticamente bella, il che secondo me è molto pericoloso. In fondo perché ci siano molti lavori ben scritti in inglese e nello stesso tempo chiari ed eleganti dal punto di vista artistico, è utile che anche nelle principali lingue che hanno una grossa tradizione di letteratura scientifica continui questa volontà di scrivere dei buoni lavori e dei buoni libri moderni ma non piatti e sciatti sul piano linguistico; questo è uno dei problemi che vanno posti all’attenzione di tutte le persone che lavorano in matematica e in fisica, in ingegneria e nelle altre scienze. Mantenere il contatto con la comunità internazionale, magari imparare l’inglese e il francese o il russo meglio di quanto non sia capace io, che non sono molto portato alle lingue, e allo stesso tempo sforzarsi di produrre lavori scritti in buon italiano, il che non vuol dire lo stesso italiano dei lavori scientifici di 50, di 100 anni fa. Fare che la lingua si evolva ma si evolva adeguandosi anche al modificarsi delle conoscenze scientifiche, si evolva restando una lingua bella ed espressiva anche nell’esposizione delle più moderne teorie scientifiche. Nella divulgazione alternare a esposizioni di problemi particolari, la presentazione a un pubblico vario di problemi di tipo invece più generale, per esempio sul significato della parola "esiste" in matematica, sul rapporto tra realtà fisica e realtà matematica, ecc. Cercare che tutta la gamma di riflessioni dal particolare al generale, dallo storico al moderno sia presente alle persone che hanno delle curiosità. Tenere conto del grande ruolo che la storia della scienze può avere nella comprensione delle discipline scientiÖche attuali; nello stesso tempo non cadere in quella forma di riduzionismo che è lo storicismo, il pensare che noi sappiamo tutto su un certo argomento quando abbiamo conosciuto la storia di quell’argomento.

Accanto al punto di vista storico c’è il punto di vista metastorico: si chiede tu che cosa pensi di questa cosa. Nella stessa storia è giusto dire: non attribuiamo a una persona idee che ancora non esistevano ai suoi tempi, senza dimenticare che alcune idee iniziali di 500, 1000 anni fa, avevano in sé la potenzialità di certe implicazioni che sono state scoperte successivamente. Chi ha scritto certi assiomi non poteva sapere tutti i teoremi che da quegli assiomi sarebbero stati dedotti però la conoscenza di tutti questi teoremi indubbiamente è un elemento che ci fa apprezzare di più l’intuito iniziale di quella persona che ha scritto quegli assiomi. Riconoscere l’importanza della storia ma non prendere la mentalità storicistica. Il tutto va visto come dicevano gli antichi "sub specie aeternitatis", vedere in fondo certe idee come sono rimaste attraverso l’evoluzione del tempo anche se espresse in modo diverso. Certi motivi ritornano in forme diverse in epoche molto lontane; è importante avere questa duplice visione. Come per esempio a concetti analoghi sono arrivate civiltà diverse non comunicanti tra loro, almeno nel momento in cui certe idee dall’una e dall’altra venivano scoperte. Quindi saper vedere insieme l’aspetto storico e l’aspetto che non so come chiamare, chiamiamolo metastorico.

Fonte: Matetango.